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Sunday, March 27, 2016

Messa di Pasqua – 27 marzo 2016 - Missione Italiana a Berna



Alleluia! Cristo è risorto! Si! È veramente risorto!

Per noi Cattolici del rito romano, a Pasqua torna alla liturgia il canto di “Alleluia”; la rubrica antica prevedeva l’introduzione del canto alla Vigilia Pasquale dal celebrante principale. Per i nostri fratelli e sorelle Cattolici del rito bizantino, in questo stesso senso nella Vigilia di Pasqua si mette l’accento sullo scambio entusiasta tra celebrante e popolo: “Cristo è risorto! Si! È veramente risorto!” Tutte e due usanze si intendono come gride di gioia e la gioia è sempre quella nostra nella vittoria di Cristo. Auguro a tutti il godimento in pieno della vera gioia pasquale, domandandomi allo stesso tempo che cosa posso fare io per facilitare una vera e propria scoppiata di quella gioia in tutti voi qui presenti in questo giorno di luce e di speranza. Parlo così perché so che non tutti capiscono il vero senso della gioia che è nostra nella Risurrezione di Gesù dai morti.

In questa nostra vita sono troppe le angustie, le preoccupazioni. In che cosa possiamo o dobbiamo gioire? Come si fa, non dico per eliminare le croci che ci spettano in questo mondo, ma come si fa per dare il sopravvento alla gioia vera e duratura in noi, i battezzati, gioia grazie alla Risurrezione di Cristo, il messaggio lieto di Pasqua? Per una risposta a quella domanda mi lascio ispirare da due versetti dalla prima lettura di oggi dagli Atti degli Apostoli che formano il mio punto di partenza per la mia ricerca delle fondamenta della gioia pasquale:
“E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome.” (At 10,42-43)

La parola chiave qui è “giudice”, una parola o un impiego non senza ambiguità oggigiorno. Si può dire che parlare di Cristo Giudice non è percepito in senso positivo e sicuramente non se ne parla in congiunzione con la solennità di questa domenica di primavera, soprattutto tenendo conto dell’impressione che molti hanno della Festa di Pasqua. È già molto, per dire così, se a Pasqua si riesce di incentrare il discorso sulla vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato.

Credo pertanto molto importante questa prima lettura, dove abbiamo sentito che il Cristo Risorto dà ordine ai suoi, ai testimoni della sua risurrezione dai morti, di annunciare il Cristo Risorto proprio come giudice costituito da Dio. La gioia del discorso Pasqua e Risurrezione non risulta dal semplice fatto del ritorno alla vita del tanto amato Gesù. No, la vera e piena gioia risulta dalla retta ordine riportata al nostro mondo e della quale noi siamo partecipi. Di Pasqua e della vera gioia pasquale non se ne parla senza aver presente l’Ultimo Giudizio dei vivi e dei morti alla fine dei tempi.

Di trovare gioia nel giudizio proclamato su questo mondo non sembra una cosa ovvia. Perché? Il problema risulta meno dalla parola “giudice” come tale, ma piuttosto dal suo significato applicato; cioè la difficoltà risulta dal nostro uso comune della parola giudice. Pochi vedono nel giudice civile il garante di qualcosa, cioè garante o difensore della giustizia vera e propria. L’impressione è che il giudice sia poco più di un arbitro per casi contenziosi: sovrano nel pronunciare sentenza, forse sì, ma forse meno percepito come rifugio o consolatore in verità delle persone indifese.

Di poter aggiungere il componente giudizio alla Pasqua è cruciale, perché dobbiamo vedere la Risurrezione di Gesù non come fatto in sé, tanto voluto certo da Dio Padre e dai discepoli del Signore ai quali il Cristo morto in Croce è mancato molto, ma per vedere la Risurrezione di Gesù come vittoria ultima e definitiva nel suo contesto cosmico ed universale, cioè al di là della persona amata del Signore. Nel caso del lieto annuncio della Pasqua, non si tratta di un semplice ritorno alla vita materiale nello stesso senso che Gesù ha risuscitato Lazaro, facendolo uscire dalla tomba, e neppure nel senso della restituzione vivo alla vedova di Naim del suo figlio unico morto così giovane, e nemmeno nello stesso senso che Gesù ha fatto alzare la ragazzina dodicenne, ridandola viva e sana ai suoi genitori. No, Pasqua, la Risurrezione di Gesù è la vittoria del Figlio dell’Uomo, è un’altra cosa; in Lui, Dio fatto Uomo, si tratta proprio della nostra vittoria una volta e per sempre sul peccato originale di Adamo e in conseguenza della vittoria sulla morte eterna.

A causa del peccato di Adamo, si può dire che noi eravamo tutti portati alla luce del giorno in questo mondo portando le catene, legati così al diavolo e lontani da Dio. In questo si vede la necessità e l’urgenza del battesimo per noi come neonati. Per il nostro battesimo nella morte in Croce di Gesù e per la sua Risurrezione dai morti nel terzo giorno, il Giudice dei vivi e dei morti ci ha slegati; ci ha liberati una volta e per sempre dal potere degli inferi per vivere con Lui in eterno.

“E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome.”

Oggi nel giorno di Pasqua, fissando il nostro sguardo nella fede su Cristo Giudice possiamo comprendere il vero senso della gioia pasquale. Con il Suo Sangue Gesù ha pronunciato sentenza definitiva e senza appello su questo mondo, rendendoci liberi in Lui. Alleluia!  Si! È veramente risorto!

Si! Dobbiamo festeggiare oggi. Ma mi domando come la gente si intende la parola “festa” nel senso cristiano del mistero che celebriamo oggi. Come l’associazione con il concetto di giudice e di giudizio, non è una cosa tanta ovvia. Bisogna apprendere l’arte della festa cristiana, perché non è una cosa puramente umana; è un gusto coltivato come il gusto per fuochi di artificio è un gusto coltivato. Basta pensare a quanto sono terrorizzati i bambini e non solo dalla prima esperienza di queste scoppiate. V’è qualcosa di simile nel godimento del mistero pasquale.

La mia preghiera è che una comprensione giusta della nozione di Cristo Giudice e della sua vittoria sul peccato e sulla morte per noi potrà rendere ciascuno di noi, rinati nelle acque del battesimo, più consapevoli dei motivi che sono nostri per gioire in questo giorno della nostra salvezza.

Alleluia! Cristo è risorto! Si! È veramente risorto!

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