"Until the day breathes and the shadows flee, I will hasten to the mountain of myrrh and the hill of frankincense." [Song of Solomon 4:6]
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Thursday, November 26, 2020
Impunity Revisited
Friday, November 20, 2020
Know Your Faith and Be Saved!
Domenica – Cristo Re
22 novembre
2020 – Neuhausen
Ez. 34: 11-12, 15-17
1 Cor. 15: 20-26, 28
Matt. 25:
31-46
Sia lodato Gesù Cristo!
Credo di
aver trovato la spiegazione più chiara e forse più profonda del messaggio di
questa 34ª Domenica, l’ultima del tempo ordinario per l’anno 2020, questa domenica
dedicata a Gesù Cristo, Re dell’Universo. Il senso della festa si trova nelle
parole della Preghiera dopo la Comunione di oggi:
“O Dio nostro Padre, che ci hai nutriti con
il pane della vita immortale, fa’ che obbediamo con gioia a Cristo, Re
dell’universo, per vivere senza fine con lui, nel suo regno glorioso.”
Ecco! Una
supplica positivissima, che alla luce del nostro destino in eterno svela il
senso della nostra vita già qui sulla terra! Siamo preziosi negli occhi di Dio
ed Egli vuole grandi cose per noi. Basta corrispondere come ci vuole in
obbedienza al Suo grande amore da sempre.
Vale la
pena dire proprio e forse solo quello, per disarmare tanta gente che si mette
in guardia contro l’insegnamento tradizionale della Chiesa sull’Ultimo Giudizio.
Bisogna capire la volontà di Dio per noi, soprattutto per quanto riguarda il
nostro destino dopo la morte e poi alla fine dei tempi. Tanta gente è così
prevenuta, che si domanda sé e che cosa essi cercano da Dio e dalla Sua Chiesa.
Dall’altra parte, questa situazione non deve sorprendere, dato che v’è nel
mondo di oggi solo poca gente che conosce la fede, che riflette sul messaggio
del Vangelo, che magari coltiva buona lettura Cattolica. Non pochi attorno a
noi si chiamano Cattolici, però non hanno mai preso il tempo per approfondire
la loro conoscenza della fede del loro battesimo, non prendono tempo nemmeno
per programmi buoni alla radio o in TV o sull’internet. Purtroppo per molti, a
parte della scuola di religione che hanno fatto come bambini o come giovani, resta
praticamente se caso mai la predica di domenica per la loro formazione
spirituale, cioè per approfondire la loro fede come adulti. Si ingannano
purtroppo se pensano di fare abbastanza per coltivare una fede viva e adulta.
Perché
non basta solo la Messa di domenica? A che serve per istruirci nella fede
un’omelia di domenica, cioè questi 10 minuti scarsi? V’è chi risponde, forse sì,
servono a poco, ma non ho tempo ed è meglio di niente! Il prete deve fare il
suo meglio e accontentarsi a vederci ogni domenica. In quel caso si può
domandare, che cosa sia il compito del sacerdote nella Liturgia della Parola
della Santa Messa di Domenica? La risposta ovvia sarebbe che il sacerdote ha
l’obbligo di cercare almeno di chiarire le idee per tutti presenti in chiesa,
di correggere qualche errore, di edificare, di incoraggiare. Cioè, almeno
quello devo offrire alle persone che vengono a Messa.
Se la
Messa Domenicale è fonte e culmine della vita cristiana, allora la predica deve
servire lo stesso scopo della Messa, che sta al centro della nostra vita
Cattolica. Come sacerdote, devo preparare chi mi ascolta per poter vivere il
Vangelo il meglio possibile durante la settimana là nel mondo dove si trova: in
famiglia, a lavoro, per strada. Con le mie parole devo cercare di chiarire la
nostra identità come Cattolici in Cristo presente e attivo nella nostra vita
particolare.
Il
messaggio prende le letture del giorno della Messa come punto di partenza. Sarebbe
bello di aver un manuale per aiutarci a fare questo compito in modo sistematico
e completo nel corso dell’anno. In seguito al Concilio di Trento vi è stato
aggiunto al vecchio Catechismo una guida per i parroci, indicando i passaggi
del Catechismo da spiegare per ogni domenica dell’anno. Nel corso di un anno i
fedeli potevano ricevere istruzioni negli elementi essenziali della fede
Cattolica. Magari se avessimo un tale sussidio ancora oggi! Con la riforma del
lezionario non hanno mai aggiornato quel sussidio.
Per certe
feste dell’anno, p.e. a Natale, per Pasqua, o per Maria Assunta, il compito del
sacerdote portava e porta tuttora sul tema appropriato alla festa, cioè alla
spiegazione del mistero della fede celebrato in quel giorno. Come p.e. oggi per
Cristo Re, tocca a me di gettare luce su questa festa che conclude l’anno
liturgico. La festa di Cristo Re comporta una riflessione sul grande giorno
dell’Ultimo Giudizio, quando noi tutti ci troveremo, alcuni magari ancora vivi,
altrimenti tra quelli che fanno parte della grande schiera degli uomini di
tutti i tempi, richiamati dalla tomba alla fine dei tempi, risorti e stando tra
terra e cielo davanti al Re, Cristo Giudice. La Santa Messa nel giorno di
Cristo Re ci mette di fronte al grande mistero del destino della razza umana, chiamata
a vivere in eterno con Cristo Dio, cioè secondo il caso, o in gioia come le
pecore alla sua destra, oppure condannata all’inferno, cioè a stare lontano da
Lui nel fuoco eterno come le capre alla sua sinistra. Saremo giudicati sul
grande comandamento dell’amore verso il prossimo.
Apprendiamo
dalla prima lettura di oggi dall’Antico Testamento, dal profeta Ezechiele, che
già allora Dio si rivelava al Suo popolo come il buon pastore. Se il discorso
sul Giudice Re fa scomodo, restando sull’immagine delle pecore e capre,
riflettiamo su quello che Dio fa per amore del suo gregge:
“Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò
all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò
cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge,
così dice il signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni
e capri.”
Se
vogliamo o no, così siamo. Dobbiamo sottoporci al regno, al giudizio del Buon
Pastore. Dobbiamo lasciare regnare Cristo per primo e al di sopra tutte le cose
nella nostra vita. Perché? Perché solo Lui e nessun’altro in questo mondo si
occupa di noi, non solo oggi ma per sempre e per l’eternità, proprio per la
grandezza della nostra natura umana redenta in Lui. Siamo qualcosa meravigliosa
nel piano creativo di Dio. A dispetto dei peccati nostri, il Padre Eterno ha
scelto di salvarci attraverso la morte in Croce del Suo Figlio. Siamo redenti e
se obbediamo con gioia a Cristo, possiamo vivere e regnare con Lui, seduti con
Lui sul Suo Trono in gloria.
A volte
in questa domenica di Cristo Re, i predicatori esortano i fedeli ad un esame di
coscienza nel quadro dell’anno liturgico che si conclude. Sarebbe una buona
cosa, ma oggi mi sta più al cuore di incoraggiare, sì, di convincere i miei
ascoltatori della profonda verità che abbiamo la nostra ricompensa per aver
chinato il capo davanti al Re, per aver abbracciato in obbedienza la Sua legge
eterna. Facciamolo in riconoscimento del Suo amore salvifico per ciascuno e
ciascuna di noi. È Gesù che ci dà vita ora e per sempre, vita in abbondanza.
Torno
alla Preghiera dopo la Comunione:
“…nutriti con il pane della vita
immortale, fa’ che obbediamo con gioia a Cristo, Re dell’universo, per vivere
senza fine con lui, nel suo regno glorioso.”
Sia
lodato Gesù Cristo!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI
Filling Heads und Hearts with Prayer and Room for God
Pro Ecclesia Vortrag
Luzern – 21. November 2020
«Herr, lehre uns beten!» (Lk 11.1)
Gelobt sei
Jesus Christus!
Ich habe
nicht gefragt, wer und warum den Titel für meinen heutigen Vortrag bestimmt
hat. Aber ich muss sagen, dass „Herr,
lehre uns beten“ aus Lk 11,1 mir ausserordentlich gut gefällt. Ich finde
diese Wahl geradezu als ein Geschenk der Vorsehung. Fast überall in der
westlichen Kirche wird darüber nachgedacht und diskutiert, was es gegenwärtig
brauche für eine wirkliche Erneuerung des Glaubens. Damit ist das Thema des
Gebetes im Leben der Christen eine sehr aktuelle Frage. Eigentlich geht es um
nichts anderes als um die Frage, was es brauche, um der katholischen Kirche
unserer Tage das Leben zurückzugeben.
Ich sage
dabei absichtlich „zurückgeben“ und verstehe es in dem Sinne, dass die
katholische Kirche nicht „Star Trek“
ist, wo das „Starship Enterprise“
dorthin aufbricht, wo bisher noch nie jemand gewesen ist. Die Erforschung
unbekannter Welten ist nicht die erste Aufgabe des mystischen Leibes Christi.
Es bringt absolut nichts für das konkrete Leben in dieser Welt, wenn wir die
Aufmerksamkeit auf irgendetwas Undefiniertes, auf ein leeres Nichts richten und
das „Zukunft“ nennen. Unser Herr Jesus Christus nennt sich selbst den Weg, die
Wahrheit und das Leben. Die Wahrheit ist keine freie Erfindung und kann es auch
nicht sein. Der Herr der katholischen Kirche ist Jesus Christus, welcher in
dieser Geschichte gelebt hat (vor ca. 2000 Jahren) und diese Kirche lebt aus
einer durchgehenden, kontinuierlichen Tradition, welche ihren geschichtlichen
Ursprung hat im Sohn Gottes, der Mensch geworden ist. Die Kirche geht aus
Christus hervor und schreitet durch die Zeit in einer dem Ursprung treuen
Traditionsspur, welche durch die Kirche selbst, die Braut Christi, gelegt wird.
Unser Glaube ist ein traditioneller Glaube. Entweder ist unser Glaube fest
verwurzelt in der Vergangenheit oder er ist nichts anderes als ein Scherz, eine
Erfindung von einer verwirrten Generation. Ich hoffe, dass meine Position, die
einzig gangbare, klar und verständlich ist.
Ich möchte es
noch einmal sagen: Das gewählte Thema passt wunderbar auch zu dem, was Pro
Ecclesia Schweiz auf ihrer Webseite unter Vision und Bekenntnis schreibt: „Die
Katholische Volksbewegung Pro Ecclesia will den Katholischen Glauben sowie das
Glaubens- und Gebetsleben ihrer Mitglieder stärken und ein Bewusstsein für die
Grundwerte des christlich-abendländischen Erbes schaffen.“ Ich hoffe, dass
ich heute etwas zur Stärkung dieser Vision beitragen kann. Es ist klar, dass
sich eine solche Vision nur in einem bewusst gestalteten Leben verwirklichen
kann. Ein solch bewusstes Leben muss verwurzelt sein im Gebet. Daher der Ruf: «Herr, lehre uns beten!»
Einige
schlagen vor, dass vielleicht andere Elemente prioritär zu behandeln wären für
eine Erneuerung des Glaubens im Westen. Sie sagen oft, dass es eine neue Reform
oder eine Restauration der alten Liturgie brauche. Andere bieten weltliche
organisatorische Projekte an, um den Einsatz der Kirche in der Gesellschaft
besser zu organisieren. Andere möchten immer noch die protestantische
Reformation vollenden und merken nicht, dass die Nachfolger von Luther, Zwingli
und Calvin schon seit längerer Zeit in denselben, Schwierigkeiten stecken wie
wir, wenn nicht sogar in noch viel grösseren. Tatsächlich scheint die Krise im
liberalen Protestantismus am schlimmsten zu sein.
Mir scheint
das Schlüsselelement – ich verwende das Wort „Schlüssel“ dabei geradezu
Zeichenhaft – dieses Schlüsselelement für eine Erneuerung der katholischen
Kirche müsste geradezu in einer Wiederentdeckung der Bedeutung des Gebetes für
das tägliche Leben aller Gläubigen sein. Das Gebet ist das Zentrum des Lebens
der Kirche und daher auch das Zentrum des Lebens jedes einzelnen Katholiken. «Herr, lehre uns beten!»
Warum das?
Weil ich kein anderes Element im Christlichen Leben kenne, das wichtiger wäre.
Noch mehr: Ich sehe überhaupt kein anderes Element für ein Leben in der
Nachfolge Christi. Es ist vor allem das Gebet, welches heute im Leben der
Katholiken fehlt. Die Menschen gehen wenig zur Messe, besuchen wenig die Kirche
und vor allem beten sie zu wenig, um in ihrem Leben eine wirklich persönliche
Beziehung zu Gott zu haben, der sie zu sich ruft. Ich sage nicht, dass es
einfach oder selbstverständlich zur säkularisierten Lebensweise passend sei, als
betender zu leben. Ich möchte nur und einfach sagen, dass das regelmässige und
beständige Gebet das Element ist, welches den Gläubigen von den Bösen
unterscheidet.
Wenn ich das
so sage, so will ich dabei nicht andere Probleme oder Schwächen leugnen wie
z.B. die offensichtliche Krise der traditionellen Familie nicht nur in der
Gesellschaft, sondern auch bei den Katholiken. Das Auseinanderfallen der traditionellen
Familie mit Vater, Mutter und Kindern welche in Beziehung stehen mit der
erweiterten Familie der Grosseltern, Onkeln und Tanten, Cousin und Cousinen,
also mit der Häuslichen Gemeinschaft auch über die Generationen hinaus und
daher in die Geschichte hinein. Die Krise dieser Familie ist eine wirkliche
Tragödie erster Kategorie. Die Familie mit allen ihren klassischen Elementen
kann nicht ohne Christus leben. Die Gemeinschaft mit dem dreifaltigen Gott und
mit allen Heiligen prägt wesentlich unsere irdische Familie. Die Familie ist
eine Gemeinschaft, die betet. Ohne das Gebet ist die Familie nicht vollständig,
d.h. nicht Familie im eigentlichen Sinn des Wortes. Vom göttlichen Recht her
kann man nicht sagen, dass die Pfarrei der Kern des kirchlichen Lebens ist. Der
Kern des kirchlichen Lebens ist die Familie, die kleine Kirche. Daher
wiederhole ich noch einmal: Das Schlüsselelement für die Erneuerung der
Katholischen Kirche muss die Wiederentdeckung des Gebetes durch alle sein: die
Wiederentdeckung des Gebetes im Herzen der Institution Kirche und im Herzen des
täglichen Lebens der einzelnen Katholiken. «Herr,
lehre uns beten!»
Um diesen
Vortrag auch gut zu gestalten muss ich zum Wesentlichen zurückkehren und auf
einige Grundlegende Punkte des Gebetes zu sprechen kommen:
A. Definieren,
was ich unter „Gebet“ verstehe.
B. Aufzeigen,
warum ich glaube, dass heutzutage der „Geist des Gebetes“ fehlt.
C. Beschreiben,
was es bedeutet, eine Gebetsatmosphäre wiederzugewinnen oder wie ich mir die
Kirche als Schule des Gebetes vorstelle.
D. Im Licht der
Natur der Kirche Christi selbst erklären, warum die Durchdringung des Täglichen
Lebens der Gläubigen mit Gebet das Schlüsselelement für die Erneuerung der
Kirche ist.
* * *
Beginnen wir
also mit diesen 4 Punkten, einer nach dem andern.
A. Was verstehe ich unter „Gebet“ ?
Die
allgemeine Definition ist immer anwendbar, unabhängig, ob ich vom privaten
Gebet des Einzelnen, vom informellen Gebet einer Gruppe, vom formellen
liturgischen Gebet als dem Stundengebet oder ob ich von der Messe spreche. Es
spielt keine Rolle, wie ich bete. Das Gebet ist immer das Erheben unseres
Herzens und unseres Sinns zu Gott hin. Das Gebet ist immer intentional und die
Intention ist auf eine Person ausgerichtet, auf Gott, auf den einzigen Gott in
drei Personen. Auch wenn wir auf die Fürbitte Marias, der Engel oder der
Heiligen beten, ist unser Gebet auf Gott ausgerichtet. Auch wenn wir uns den
Seelen im Fegefeuer empfehlen, ist das eine Handlung, die wir wegen unserer Sehnsucht
nach dem einzigen lebendigen und waren Gott vollbringen. Das Gebet ist immer
ein Erheben unseres Herzens und unseres Verstandes auf Gott hin, den wir in
Jesus Christus kennen und durch ihn erkennen.
Der alte
Katechismus kennt, ebenso wie auch der neue, folgende Formen des Gebetes:
Anbetung, Dankgebet, Reue/Reuegebet und Bittgebet.
Die Anbetung beinhaltet die Anerkennung,
welche Gott dem dreifaltig-einen allein gebührt: Dem Schöpfer von allem und
allen, dem Erlöser der Welt und dem Lebendigmacher, welcher uns in seiner Gnade
zum Leben führt.
Das Dankgebet entspringt wesentlich aus der
Anerkennung, dass Gott aktiv und gegenwärtig in dieser Welt und in unserem
Leben wirkt, besonders für unsere Bedürfnisse und unseren Trost. Wir sind
Dankbar für seine Gaben.
Die Reue / das Reuegebet ist die Anerkennung
nicht nur des Mangels an Dankbarkeit Gott gegenüber, sondern auch der Ausdruck
der Trauer, über unsere Sünden, seien es nun Taten gegen das göttliche Gesetz
oder schlechte Gedanken einerseits oder seien es andererseits Unterlassungen
unserer Pflichten gegenüber Gott oder dem Nächsten. Dieses Bussgebet kann
unvollkommen sei, das heisst aus Angst vor dem drohenden Gericht oder vollkommen,
d.h. motiviert durch Erkenntnis, dass wir die Liebe Gottes enttäuscht haben. In
beiden Formen sieht man sofort, dass die anfangs erwähnte Beschreibung
zutrifft: Hinwendung zu Gott.
Das Bitt- oder Fürbittgebet anerkennt Gott als den
Ursprung alles Guten, d.h. als denjenigen, von welchem wir voll und ganz
abhängig sind. Das Bitten um Gaben bringt uns mit ihm in Beziehung, immer
richtig und gerecht, weil wir Gott als den bekennen, der er ist.
Diese vier
Formen des Gebetes dürften für die Anwesenden nicht völlig neu sein. Aber sie sind
so grundlegend und bedeutend, dass es mir wichtig war, kurz diese vier Aspekte
des Gebetes in Erinnerung zu rufen: Die Anbetung, der Dank, die Reue und die
Bitte. Alle vier sind gleichermassen wichtig. Es wäre falsch, denjenigen zu
kritisieren, der seine Zeit mit Bittgebeten verbringt. Denn wer Gott um etwas
bittet, der anerkennt Gott als den, den er wirklich ist: den Herrn des Lebens.
Die Seele des bittenden Beters bittet mit einem dankbaren Herzen, voll Anbetung
und in Reue über die begangenen Sünden. Wenn dem nicht so wäre, dann könnte
diese Seele gar nicht so bitten, wie es angemessen ist.
B. Warum ich glaube, dass heutzutage der
„Geist des Gebetes“ fehlt.
Einerseits
glaube ich, dass der Mangel an „Gebetshaltung“ im Leben vieler Katholiken heute
(Laien, aber ebenso Ordensleute, Priester und sogar Bischöfe) offensichtlich
mit den vielen Zerstreuungen zusammenhängt, denen wir heute ausgesetzt sind.
Unser Leben ist von morgens bis abends von modernen Technologien begleitet.
Denken wir nur an all die technischen Hilfsmittel, die selbst unser
Alltagsleben durchdringen. Da ist es gar nicht einfach, in tiefer innerer
Sammlung zu leben. Die Liste der Dinge und technischen Hilfsmittel, die uns
ablenken und die zwischen uns und Gott stehen ist lange. Es ist heute gar nicht
einfach, sich Gottes liebende Gegenwart bewusst zu werden. Hierzu nur zwei kleine
Beispiele, die für zwei unterschiedliche Generationen stehen: Der Fernseher für
die alten Menschen und das Smart-Phone für die jüngeren Erwachsenen. Ich will
damit nicht den Wert verleugnen, den diese technischen Hilfsmittel für unser
Leben haben. Aber mit den Vorteilen kommen auch die nicht wenigen Nachteile.
Für ältere
Menschen ist der Fernseher die grosse Zerstreuung oder der grosse Eindringling,
welcher unsere Möglichkeiten zur Sammlung und zur intimen Gemeinschaft mit Gott
zerstört. Noch einmal im Beispiel: Als ich auf der Suche war nach einem zu
Hause in den Vereinigten Staaten für die Zeit der Pensionierung, da habe ich online viele Häuser angeschaut, die zum
Verkauf standen. In fast allen diesen Häusern, in denen oft ältere Menschen
lebten, da war ein Fernseher nicht nur im Wohnzimmer, sondern auch im Arbeitszimmer,
im Schlafzimmer und sogar in der Küche und im Bad. Ich habe den Eindruck, dass
diese Menschen nie für sich alleine sind, nie ohne einen Hintergrund der
Zerstreuung durch elektronische Klänge und Bilder.
Für jüngere
Menschen mache ich wiederholt Beobachtungen, wenn ich in Bern spazieren gehe,
vor allem im Wald oder hinter meinem Haus oder an der Aare beim Tierpark. Hier
fällt mir auf, dass vor allem die jungen Väter immer das Handy in der Hand
halten. Diese Männer zwischen 20 und 40 Jahren sind mit ihren eigenen Gedanken durchaus
beschäftigt, aber sicher nicht mit den Menschen, die an ihrer Seite spazieren –
Ihre Freunde und Freundinnen, ihre Ehefrauen und Kinder. Echte persönliche
Beziehungen, auch die Beziehung zu Gott, werden verunmöglicht durch die
laufende Beschäftigung mit Texting
und dem Willen, stets die Nachrichten und Mitteilungen unter Kontrolle zu
haben. Ich muss gestehen, dass auch ich manchmal dieser Versuchung erliegen –
auch wenn ich in der Regel alleine am Spazieren bin. Heutzutage bestimmen die
technischen Hilfsmittel zu sehr unseren konkreten Alltag – auf jeden Fall
scheint es mir so.
Vielleicht
ist es sogar besser, dass die Dinge so sind, wie sie sind, das heisst, dass die
Symptome unserer Zerstreuung offensichtlich werden. Der Gebrauch und Missbrauch
der technischen Hilfsmittel macht den Grad unserer Zerstreuung noch viel erkennbarer.
Vor 50 Jahren war es viel schwieriger, einem Menschen zu begegnen, dem man den
Vorwurf machen konnte, ein „Tagträumer“ zu sein. Heute mache ich öfters die
Beobachtung, dass drei bis vier Personen auf einer Bank an einer Wegkreuzung im
Wald sitzen können und jeder ist über sein Smartphone gebeugt, ohne die andren
Menschen Wahrzunehmen, die an ihnen vorbeispazieren. Wie kann da noch Platz im
Herzen sein um zu beten, um an Gott zu denken? «Herr, lehre uns beten!»
Der
Ehrlichkeit halber muss ich eingestehen, dass die Beschreibung der Zerstreuung
und die „Gebetslosigkeit“ im Leben
von einzelnen Katholiken noch kein Beweis dafür ist, dass das Gebet als solche in
der Kirche fehlt. Die Frage, die wir uns stellen müssen: Ist es möglich, in der
Kirche eine Gebetsatmosphäre zu finden, ohne dass wir Spuren davon auch im
Leben der einzelnen Gläubigen finden? Die Enttäuschung vieler guter Katholiken
über den Mangel an frommer Hingabe bei der Feier der Hl. Messe ist für mich
auch ein Anzeichen für eine Krise des Gebetes auf der Ebene der Gemeinschaft
und der Institution. Wenn du nicht betest – wie kann dann die Kirche beten?
C. Was bedeutet es, eine
Gebetsatmosphäre wiederzugewinnen - oder wie ich mir die Kirche als Schule des
Gebetes vorstelle.
Die Diagnose
des Problems ist hier vielleicht der kritische Punkt. Ich muss gestehen, dass
auch ich selbst nicht selten zerstreut bin. Ich lebe nicht immer im Bewusstsein
dass Gott in Christus in meinem Leben gegenwärtig ist. Manchmal ist es sogar
so, dass ich aus eigener Schuld nicht die geringste Anstrengung unternehme, um
mein Leben für Christus zu öffnen. Ich bin zerstreut, d.h. weit davon entfernt,
meine Gedanken gesammelt zu haben. Ist das schlimm? Um auf diese Frage zu
antworten möchte ich einen Vergleich ziehen mit dem Verzicht auf eine sündhafte
Gewohnheit, auf irgendein Laster: Trägheit, Knausrigkeit (Geiz), Gewalt mit
Worten oder Taten gegen andere. Es ist nicht immer leicht für uns selber, unser
Gewissen zu erforschen, d.h. in den Spiegel zu schauen und konkret und präzise
unsere Sünden zu erkennen. Im Falle von schweren Sünden oder Todsünden sind es
Taten, Worte oder Unterlassungen, die uns objektiv von Gott trennen. Der Mann,
der seine Frau oder die Kinder schlägt, täuscht sich, wenn er meint, dass diese
Schläge mit seiner Liebe zu ihnen vereinbar seien. Wenn er schlägt, dann liebt
er eben nicht, dann hat er gebrochen mit ihnen und auch mit Gott.
Die Schwere
der Sünde ist in diesem Sinne definierbar als grosse, oder ja als Todsünde.
Objektive Kriterien bestimmen hier die Sünde und lassen sie nicht wegleugnen,
unabhängig von eingeschränkter Freiheit, selbst verschuldeter oder
unverschuldeter Unwissenheit. Es gibt Dinge, die einfach Sünde sind und Sünde
bleiben: z.B. Ehebruch, Abtreibung… Fehlende Freiheit kann solche Handlungen in
gewissen Situationen manchmal verständlich machen, aber sie sind nie zu
rechtfertigen oder zu verharmlosen. Ähnliches lässt sich über die “Gebetslosigkeit” und sogar über die
gewohnheitsmässige Zerstreuung sagen, welche de facto Gott aus meinem Herzen und meinen Gedanken ausschliessen.
Viele von uns
brauchen Exerzitien oder zumindest einen Besinnungstag, um uns wieder auf den
Weg dieser Askese zu begeben, welcher den Verzicht auf unsere Zerstreuungen
beinhaltet und unser Leben für die Gegenwart Gottes öffnet. Ich erinnere hier
gerne an die Episode, wo Jesus lehrte über einen Besessenen der von den Dämonen
befreit wurde. Er war nun rein und frei, aber ohne sein Herz mit Gott zu füllen.
So kehrten die Dämonen zurück. Wir reinigen das Haus nicht deswegen vom
Schmutz, um einfach ein leeres Haus zu haben. Wir wollen ein schönes Haus. So
müssen wir Gott einkehren lassen in das Haus unseres Herzens und unserer
Gedanken. Wir reinigen unser Herz und unsere Gedanken und ersetzen unsere
Zerstreuungen mit einem Leben des Gebetes und wir beginnen damit, dass wir
Gebete aus dem Schatz der Kirche beten. Wir sprechen diese Gebete mit lauter
Stimme und wenn das nicht möglich ist, wenigstens durch stilles bewegen der
Lippen. Nach der Reinigung des Herzens und des Verstandes folgt die formale
Einladung an Gott, zu uns zu kommen und bei uns zu sein.
“Wer nicht mit mir ist, der ist gegen mich;
wer nicht mit mir sammelt, der zerstreut. Wenn ein unreiner Geist aus dem
Menschen ausfährt, durchwandert er wasserlose Gegenden, um eine Ruhestätte zu
suchen, findet aber keine. Dann sagt er: Ich will in mein Haus zurückkehren,
das ich verlassen habe. Und er kommt und findet es sauber und geschmückt. Dann
geht er und holt sieben andere Geister, die noch schlimmer sind als er selbst.
Sie ziehen dort ein und lassen sich nieder. Und die letzten Dinge jenes
Menschen werden schlimmer sein als die ersten.“ (Lk 11:23-26)
Es hat heute
viel zu viele Menschen, auch getaufte, die nicht wissen, wie man das
Kreuzzeichen macht, die das Gegrüsset seist du Maria, das Vater unser oder das
Ehre sei dem Vater nicht kennen. Es fragt sich schon wie sich diese Menschen
„gute“ oder „unschuldige“ Christen nennen können – mit dieser Leere im Leben.
Sie schenken Gott am Morgen nicht die geringste Aufmerksamkeit und geben kein
Anzeichen, dass sie den Tag mit und für Gott verbringen möchten. Sie bitten nie
um den Schutz ihres Schutzengels in den Gefahren der Zeit. Sie machen kein
dankbares Tischgebet, bevor sie essen. In der Praxis, im konkreten Leben sind
sie Atheisten, ohne Gott und daher auch ohne die übernatürliche Liebe. Wenn so
jemand einen Rosenkranz bei sich trägt, nicht zufällig vergessen in einer Schublade,
dann ist es sicher eine Dekoration am Rückspiegel des Autos. «Herr, lehre uns beten!».
Was empfehle
ich heute jedem Getauften als Schule des Gebetes? Eine Doppelte Anstrengung: a)
einerseits die Zerstreuungen aus unserem Leben entfernen, aber nicht einfach
nur um mit der Sünde und der Banalität zu brechen, sondern b) anderseits auch
um den gewonnenen Freiraum Schritt für Schritt zu füllen mit Gebeten aus dem
reichen Schatz der Kirche. Diese Gebetsformeln schaffen Raum, um über den Gott
nachzudenken, der uns liebt.
In der
Fastenzeit hat mich eine kleine Gruppe Schweizer Männer darum gebeten, ihr
90-tägiges Exerzitien-Programm (Es nennt sich EXODUS 90) geistlich zu begleiten.
Das Programm ist auf Englisch leicht zugänglich mit einer „app“ auf dem
Smartphone. Die in diesem Programm empfohlenen Übungen sind dazu bestimmt, sich
von der Sünde, den Zerstreuungen und dem bequemen Leben zu lösen. Dies
geschieht durch Gebetszeiten, kurze Lesungen in der Hl. Schrift oder im
Katechismus, den Besuch der Sonntäglichen Messe und dem Empfang des
Busssakramentes, dem Gebet vor dem Allerheiligsten, usw. Das Programm mag
extrem erscheinen, aber es versucht nichts anderes, als für jeden einzelnen den
minimalen Raum zurückzugewinnen, den es braucht um Christus, den
Menschgewordenen Gott ins Zentrum unsers Lebens zu stellen.
Vielleicht
können wir so etwas nicht alleine schaffen. So empfehle ich Ihnen, andere zu
suchen, die uns bei unseren guten Vorsätzen ermutigen. Solidarität! Das Ziel wäre,
die Prioritäten in unserem Leben so neu zu setzen, dass wir das Unnötige und
Überflüssige aus unserem Leben verbannen, um Raum und Zeit für Gott zu
bekommen.
D.
Im
Licht der Natur der Kirche Christi selbst erklären, warum die Durchdringung des
alltäglichen Lebens der Gläubigen mit Gebet das Schlüsselelement für die
Erneuerung der Kirche ist.
Am Ende ist
es eine Frage auf Leben und Tod. Was war die Ursünde von Adam und Eva und was
sind die Konsequenzen, welche wir von ihnen geerbt haben? Ihre Sünde war der
Ungehorsam gegen den ausdrücklichen Willen Gottes. Als Gott unsere Urahnen in
den Garten Eden gesetzt hatte, da hat er ihnen nur ein Gebot gegeben: „Wenn du
leben willst, so darfst du nicht vom Baum in der Mitte des Gartens essen …“
Adam und Eva haben sich der Allgegenwart Gottes entzogen. Sie haben dem Spender
allen Lebens misstraut und sein Gebot missachtet. Sie haben ihren Schöpfer aus
ihrem Herzen und ihren Gedanken verbannt. Die Schwere ihrer Sünde wurde
offensichtlich, denn vor der Sünde lebten sie in ständiger ungetrübter
Gemeinschaft mit Gott.
Die Feinde
der Kirche – die daher auch die Feinde Gottes sind – versuchen, die Kirche Gottes
unsichtbar zu machen. Sie schliessen die Türen der Kirche und versuchen die
Zeichen zu entfernen, welche die Kirche von aussen als solche erkennbar machen.
Vandalen zerstören die Kreuze auf den Landstrassen und entfernen die Statuen,
besonders der Mutter Gottes, welche die Plätze und Gebäude der Städte zieren.
Die Kirche,
die Braut Christi und sein Mystischer Leib wirken wie ein Leuchtturm in der
Welt. Sie führen die Welt zur sicheren Pforte der Gemeinschaft mit Gott. Als
Licht oder Stadt auf dem Berg existiert die Kirche wirklich gerade deshalb, um
die Welt an die Gegenwart des Schöpfers und Erlösers der Welt zu erinnern und
zu ihm zurückzurufen. Er allein gibt uns schon in dieser Welt das Leben und
führt uns zum Leben in seinem ewigen Reich. Wir sprechen ja von der
christlichen Familie als der kleinen Kirche, insofern die Familie ihren
Mitgliedern eine schöne und dauernde Begegnung mit Christus ermöglicht, der uns
mehr liebt, als wir uns selbst.
Im Vergleich
dazu zählt nichts, was über die Kirche gesagt oder geklagt wird. Die Kirche ist
unser Weg in dieser Zeit und durch diese Zeit hin zur Herrlichkeit Christi am
Ende der Zeiten. Ich habe nicht die geringste Sympathie oder Mitleiden für die
Leute, welche den Akzent der Kirche auf ihre Soziale Bedeutung legen und dabei
den Geist des Gebetes und die Wirkung der Sakramente vernachlässigen. Der
Heilige Franziskus hat auch dann nicht aufgehört zu beten, als er die
Aussätzigen umarmt und geküsst hat. Der Hl. Dominikus und der Hl. Bernhard von
Clairvaux haben Tag und Nacht nicht aufgehört zu beten. Die Dienste, die der
Heilige Bruder Klaus für sein Land erwiesen hat konnten nichts anderes sein als
die Früchte seines dauernden Gebetes in seiner Zelle im Ranft.
Warum
schwankt die Kirche heute so sehr? Warum fehlt es an Berufungen zum Priestertum
und zum geweihten Leben, aber auch zur christlichen Ehe? Die Sünde, der Teufel
spielt seine Rolle. Aber, so möchte ich sagen, hauptverantwortlich sind die
leeren Köpfe und Herzen der Getauften, die nicht beten. «Herr, lehre uns beten!»
Beginnen wir
also mit den klassischen Übungen, mit den einfachen Dingen. Der Rest – Gott
wird schon unsere Bitten erhören.
Ich hoffe,
dass meine Botschaft nicht zu hochgestochen war für meine Zuhörer. Vergesst
nicht, dass die Probe der Gottesliebe die ist, dass sie sich auch oder sogar
vor allem an die kleinen und kleinsten wendet.
Wer nun
fragt: „ Exzellenz, sie haben gar nichts gesagt über die Trockenheit, welche
auch die grossen Heiligen wie Mutter Theresa begleitet und herausgefordert hat?“
Entschuldigung! Das gehört auch dazu! Wer betet wie Mutter Theresa kann auch
das Leiden des Schweigens Gottes im richtigen Zusammenhang sehen. Ich denke
dabei an die ersten Worte des Psalms 22: „Mein
Gott, mein Gott, warum hast du mich verlassen, bleibst fern meiner Rettung, den
Worten meines Schreiens? Mein Gott, ich rufe bei Tag, doch du gibst keine
Antwort; und bei Nacht, doch ich finde keine Ruhe.“
Ich hoffe,
dass sie noch Gelegenheit haben werden, um auch noch andere Aspekte des Gebetes
zu vertiefen, des Gebetes, welches der Schlüssel zum Verständnis und zum Leben
unserer Taufberufung ist.
Vielleicht
setze ich ein wenig zu viel voraus, aber ich hoffe dass wir, wenn wir damit
beginnen das Herz und die Gedanken zu Gott zu erheben und wenn wir darin nicht
nachlassen, wenn wir dies privat und auch in der Gemeinschaft der Kirche tun,
dann können wir alle Herausforderungen des Lebens bewältigen.
Auf die Bitte
seiner Jünger «Herr, lehre uns beten!» hat
Jesus auch in grosser Einfachheit geantwortet und ihnen das „Vater unser“ ans
Herz gelegt. So ist es!
Gelobt
sei Jesus Christus!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI
Prayed Life is Life to the Full
Der Gedenktag Unserer Lieben Frau in Jerusalem
(Mariä Tempelgang, Mariä Opferung oder
Darstellung
Mariens im Tempel, Praesentatio Beatae Mariae
Virginis)
Pro Ecclesia – Hofkirche Luzern
21. November 2020
Sacharja 2: 14-17
Mt 12: 46-50
Gelobt sei
Jesus Christus!
Es scheint
ewig lange her zu sein, dass ich die Einladung von Pro Ecclesia erhalten habe, über das Thema zu sprechen, welches
lautet: «Herr, lehre uns beten!» (Lk
11,1). Damals bestand noch eine gewisse Unsicherheit bezüglich meiner
Möglichkeit, die Einladung anzunehmen, da ich bei meiner Bitte, mit 70 Jahren
in Pension gehen zu dürfen, noch die Entscheidung des Heiligen Vaters abwarten
musste. Inzwischen wurde alles in bester Weise gelöst und so bin ich heute
hier. Es freut mich sehr, dass sich die Dinge so gefügt haben und ich heute
hier mit Ihnen sein darf.
«Herr,
lehre uns beten!»
Heute haben
wir im liturgischen Kalender ein sehr altes Marienfest der gesamt Kirche, Ost
und West. Als ich die Predigt für diese Messe heute vorbereitet habe, entdeckte
ich, dass dieses Fest seit der nachkonziliären Liturgiereform auf Deutsch einen
neuen Namen hat: “Der Gedenktag Unserer
Lieben Frau in Jerusalem.” Um ehrlich zu sein: Mir gefallen die
traditionellen Titel besser: “Mariä
Opferung oder Darstellung Mariens im Tempel” Ich verstehe nicht, warum man
den Titel des Festes auf Deutsch geändert hat.
Alte
künstlerische Darstellungen des heutigen Festgeheimnisses zeigen, wie die
kleine Maria sich von ihren Eltern Joachim und Anna verabschiedet. Das kleine
Mädchen, höchstens sieben Jahre alt, steigt unter den Augen ihrer Eltern
alleine die Treppen des Tempels zu Jerusalem hinauf dem Hohepriester entgegen,
der oben wartet, um sie in Empfang zu nehmen. Die Kunst versucht so die
Bedeutung dessen darzustellen, was Gott im innersten des Herzens eines Menschen
wirkt, wenn er einen Menschen ganz persönlich ruft. Es ist die zwischenmenschliche,
gesellschaftliche und familiäre Dynamik einer Berufung. Ich möchte damit sagen,
dass das heutige Fest vor allem von unserer menschlichen Würde spricht, in
voller Freiheit dem Ruf Gottes zu folgen. Bei Maria war das schon im zarten
Kindesalter. Das Mädchen Maria entscheidet sich dem Herrn in seinem Tempel
entgegenzugehen und sie wird dabei unterstützt von ihren Eltern und angenommen
vom Priester. Getragen von ihrer Familie und von den religiösen Autoritäten
antwortet Maria der Einladung Gottes, bei ihm zu sein und ihm zu dienen. Der
aus dem ewigen Ratschluss Gottes ergangene Ruf Gottes wird hier betrachtet in
einem ganz konkreten und besonderen Moment. Was Maria hier tut – sich in den
Dienst Gottes stellen – das wird sich in ihrem ganzen Leben entfalten.
In diesem
Sinne möchte ich dieses Beispiel oder dieses Bild der noch kleinen Maria
nehmen, um das Geheimnis der Berufung und die Bedeutung des Gebetes bei dieser
wichtigen Entscheidung im Leben des Christen, d.h. in unserem Leben, zu
beleuchten. Ich rufe damit unsere Welt zur Umkehr auf: Mögen sich die Menschen
doch wie Maria vertrauensvoll im Gebet an den Herrn wenden. Das Gebet ist die
Bedingung sine qua non für das Leben
aller Getauften. Das Gebet alleine öffnet uns die Türe zur Fülle des Lebens in
dieser Welt und führt uns zudem zum König des Himmels.
«Herr, lehre uns beten!»
Es ist mir
dabei wichtig, daran zu erinnern, dass es sich beim Gebet nicht in erster Linie
um die Anwendung von Formel oder Techniken handelt, sondern um Gehorsam. Im
Heutigen Evangelium hat es geheissen:
„Wer ist meine Mutter und wer sind
meine Brüder? Und er streckte die Hand über seine Jünger aus und sagte: Siehe,
meine Mutter und meine Brüder. Denn wer den Willen meines himmlischen Vaters
tut, der ist für mich Bruder und Schwester und Mutter.“
Mit diesen
wenigen Worten wird die tiefe Bedeutung der Göttlichen Mutterschaft Mariens
angedeutet. Sie zeigt uns, dass ein vom Gebet erfülltes Leben für jeden
Menschen möglich ist. So wie das kleine Mädchen Maria vertrauensvoll an Gott
wendet, können wir alle das auch. Es spielt keine Rolle, ob einer jung oder alt
ist, ob ein Genie oder etwas weniger beschenkt mit Intelligenz – alle können
sich Gott zuwenden, können ihr Leben nach seinem Willen ausrichten. Eine
betende Seele ist ein Mensch, der ganz auf Gott ausgerichtet ist und der
deshalb bereit ist, in allem dem Willen Gottes zu entsprechen, nach seinen
Geboten zu leben. Ein solches Leben wird normalerweise im Zusammenhang mit
einer betenden Gemeinschaft gelebt, d.h. inmitten von Menschen, die offen sind
für das Wirken des Heiligen Geistes im Leben der einzelnen und im Leben der
Kirche. Der Gehorsam der Seele gegenüber dem Wort Gottes ist das wesentliche
und entscheidende Element des Gebetes. Im Gebet antworten wir Gott, der uns
besser kennt als wir uns selbst und der uns aus Liebe ruft, ihm zu dienen.
Offensichtlich,
Maria – die Unbefleckte – die ohne den Makel der Erbsünde empfangen wurde und
die während ihrem ganzen Leben ohne persönliche Sünde blieb, hatte uns
gegenüber einen gewissen Vorteil. Es gibt nur einen Menschen, der noch
aufmerksamer dem Willen Gottes gegenüber war als sie: Der Eingeboren Sohn des
ewigen Gottes.
Was ist also
die grundlegende Bedeutung des Marianischen Geheimnisses der Darstellung Marias
im Tempel? Ich würde sagen, dass die Opferung Marias – bei der sie selbst im
Tempel vor Gott stehend die Hauptrolle hat, - uns aufzeigt, wie ein
menschliches Leben genau dann zur Vollendung gelangt, wenn es ganz für Gott
gelebt wird. Das gibt uns Hoffnung, dass auch wir in dieser Welt ein erfülltes
Leben haben können.
Vor kurzem
habe ich vergeblich versucht, in einem Buch ein Zitat zu finden, das ich vor
kurzem gelesen hatte. Wenn ich mich recht erinnere hat der Autor darin das ohne
Gott gestaltete menschliche Leben mit einer zweidimensionalen Skizze
beschrieben. Im Gegensatz dazu entspricht das Leben mit Gott dem wirklichen
Leben, dreidimensional, mit Fleisch und Blut, mit persönlichen Beziehungen zu
andern Menschen und auch zu Gott. Das Gebet ist das sich ausweiten des
menschlichen Lebens auf seine Fülle hin. Es ermöglicht das wirkliche,
dreidimensionale Leben, das Leben im Vollsinn des Wortes.
«Herr, lehre uns beten!»
Wie viele
Kinder wären heute wohl in der Lage, ihren Platz als aktive Subjekte zu finden,
sich voll zu verwirklichen wie uns es dargestellt ist im Geheimnis “Mariä Opferung”? Wie viele Kinder
werden heute in gesunden Familien geboren, oder wenigstens in Familien, die ihr
Bestes geben für ihre Nachkommen? In Familien, wo man miteinander betet, und wo
die Kinder die Kindergebete lernen und auch die Grundgebete der Kirche: Das
Kreuzzeichen, das Vater Unser, das Ave Maria, das Ehre sei dem Vater, das
Glaubensbekenntnis, das Schutzengel mein, Am Morgen, Mittag und Abend den Engel
des Herrn, das Tischgebet und das Gebet zum Erzengel Michael? Diese Gebete
verbunden mit andern frommen Übungen wie etwa dem Gebrauch des Weihwassers und
anderen Sakramentalien helfen nicht nur, das Herz des Kindes auf Gott hin
auszurichten, sondern sie formen auch die erwachsene Person in der Schule des
Gebetes und fördern die spontane und persönliche Beziehung zu Gott.
«Herr, lehre uns beten!»
Manchmal
erschrecken wir als Erwachsene vor der Verantwortung, die wir der jüngeren
Generation gegenüber haben. Vielleicht müssten auch wir die Gewohnheit der
kleinen Gebete von anno dazumal wieder aufnehmen. Vielleicht haben wir diese
Gebete, im Gegensatz zu unseren Grosseltern, gar nie richtig auswendig gelernt
oder wir haben sie infolge Nichtanwendung wieder vergessen.
Das Geheimnis
der Opferung Marias im Tempel erzählt uns von der Erhabenheit der Immaculata,
aber es spricht zu uns auch von einer familiären und kirchlichen Gemeinschaft,
welche von der Kindheit an den Menschen formt und unterstützt und welche uns
lehrt, in Beziehung zu Gott zu leben. Beten, das bedeutet vor allem in dieser
Welt, so wie sie ist, die dritte Dimension zu leben, zu leben in Beziehung zu
Gott, der uns aus Liebe erschaffen und erlöst hat.
Gelobt sei
Jesus Christus!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI
Sunday, November 1, 2020
Faithfulness to Tradition will carry us forward.
Just the other day I gave a lecture in German to a closed group. It bore the provocative title: „Die alte Messe ist die Zukunft der Kirche.“ which is to say: The old Mass is the Future of the Church. Besides developing my central thesis, I expressed my gratitude to the early stalwarts who back long before Summorum Pontificum remained constant in upholding and celebrating the Mass of the Ages. I made the point that they, often in their long-suffering and at great personal sacrifice, made it possible to pass the torch to a younger generation very much caught up and enthused by the Vetus Ordo.
Quite unexpectedly, an old friend, who had attended, sent me a short but profound thank you note for my words and witness in favor of the Vetus Ordo. In essence, he told me he had never hoped to see the day when someone with a position like mine in the Church, an archbishop and apostolic nuncio, would express such clear support both for the old Mass and for the sacrifices of this priest's life spent in passing on this priceless gift. He explained that recognizing a real pastoral need, to serve good people who could not reconcile themselves to the new Mass, he had left parish life in 1975 to serve exclusively wherever in Switzerland people so hungered. He had offered Mass in all kinds of different places when no church could be found to welcome his tiny groups.
He spoke of the particular suffering caused by a decision of the Swiss Bishops' Conference in 1977, forbidding the use of Catholic churches for the celebration of the old Mass on the pretext that it was divisive. Bishop Vonderach of Chur allowed the old Mass notwithstanding in three churches of his diocese, incurring the wrath of the German Bishops' Conference. To my way of thinking, this type of intolerance is a clear attestation of the double standard used to push its modernizing and iconoclastic agenda, permitting folly and excluding true devotion.
At the end of his note, my priest friend quoted, from 1976, the president of the Abgeordnetenversammlung des Schweizerischen Evangelischen Kirchenbundes, Dr. Peter Vogelsanger, Pfarrer am Fraumünster in Zürich, who rejoiced in the reformation which had broken out in the Catholic Church subsequent to the II Vatican Council, for all practical purposes embracing with 400 years delay the "good old Reform"... My friend expressed dread at the thought of being a Catholic who died with something of the like on his conscience.
In the question and answer exchange after my talk the other day, I could not help but discover myself in many ways falling short of the singleness of purpose which ought to be mine in defending my thesis: The old Mass is the Future of the Church... God forgive me and give me time, let's say, to come clean. God's people deserve no less!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI