Sant’Antonio Abate
Agno, 21 gennaio 2018
Jon 3:1-5, 10
1 Cor 7:29-31
Mk 1:14-20
Sia lodato
Gesù Cristo!
"Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta".
“…fratelli: il tempo ormai si è fatto breve;”
"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è
vicino; convertitevi e credete al vangelo".
Se fosse
qui in chiesa stamattina il giovane Sant’Antonio, sono convinto che avendo sentito
le tre letture di questa domenica, egli si metterà subito in moto per
rispondere alla parola di Dio, alla parola insistente di Dio come espressa da
San Paolo ai Corinzi: “…d'ora innanzi,
…quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la
scena di questo mondo!”
L’urgenza
della chiamata del Signore si presenta chiaramente nelle letture di oggi e
nell’esempio di Sant’Antonio Abate, però, per molti sembra una cosa quasi
isterica insistere che i tempi sono brevi, che il Signore sta alle porte. Vi
sono quelli che parlano come se vi fosse maniera di essere Cattolico alla buona
o in maniera riservata, senza essere tanto stressato da una vita di virtù in
contrasto con il mondo attorno a noi. Alcuni dicono che in fin dei conto sono solo
tipi radicali come Sant’Antonio che corrono dietro al Signore. Nel senso comune
della cultura predominante, sono rari questi e per quanto riguarda noi altri,
non possiamo quasi immaginare Antonio e compagnia come modelli di vita qui e
ora nel ventunesimo secolo.
Ci troviamo
più al nostro aggio con un tipo più umano e leggermente testardo come il
profeta Giona dalla prima lettura, che fugge dalla prima chiamata di Dio, che
si nasconde, che cerca di negare il suo proprio ruolo per la salvezza del
mondo. Come dicono a Roma, “Chi me lo fa fare?” Bisogna dire, che Giona non aveva tutti i
torti: In fin dei conti l’obbedienza di Giona alla seconda chiamata ancora più insistente
di Dio di andare come profeta e predicare la penitenza, il pentimento per i
loro peccati, al popolo di Ninive non avrebbe servito a nulla senza la grazia
di Dio che ha toccato i cuori del popolo dai più grandi ai più piccoli. Allora,
aspettiamo la seconda chiamata!
Sembra che
non vogliamo credere che senza di noi Dio non vuole salvare il nostro mondo. Il
Signore continua a chiamarci a seguire Lui in ogni tempo ed in ogni luogo, a
servire la Sua divina volontà. Abbiamo difficoltà di immaginare che Dio cerca i
nostri cuori, la nostra docilità/mansuetudine. Non possiamo immaginare che la
chiamata di Dio non sia una cosa in un certo senso comune o normale, cioè a
misura dell’uomo e destinata a tutti i battezzati.
Purtroppo non ci lasciamo convincere quanto è sensato
o logico l’amore di Dio per noi e com’è giusto l’amore con cui siamo chiamati a
corrispondere al Suo favore mostrato verso di noi. Non riusciamo a guardare in
faccia al giovane Antonio per poter capire che la chiamata di Dio sia una cosa a
cui si risponde soprattutto con mitezza, che l’appello di Dio esige da noi una
cosa così semplice come la decisione del popolo di Ninive di pentirsi alla
parola del profeta Giona e di farlo senza indugio.
In fin dei
conti, va constatato che in un primo momento essere fedele a Dio, alla Sua
chiamata di seguirlo, fedele all’impegno battesimale, è molto semplice. Basta
aprirci al Suo invito, a dire di sì a Colui che ci ama e ci offre la vita per
sempre con Lui nella gioia. Con questo, non voglio dire che la resistenza di
Giona alla parola del Signore, che la risposta generosa di Sant’Antonio Abate
non gli hanno costato, che non hanno sofferto a causa del loro sì al Signore,
che non si sono trovati tutti e due altro punto di identificazione con Cristo
se non nella Croce del Signor Gesù. La partecipazione dei santi, e non solo dei
martiri, alla Passione di Cristo è la cosa principale e purtroppo anche una
cosa che sfugge dalle attese di tanti Cattolici oggi. Non sembra che molti sono
pronti a vivere con l’urgenza dei tempi brevi. “…quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro
che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non
godessero; quelli che comprano, come se non possedessero”.
Cercasi
eremiti, monaci, monache, preti, anime consacrate? Non solo: cercasi anche
gente che vive la vocazione matrimoniale con fedeltà, generosità e coraggio!
Sì! Cerchiamo e invitiamo anche oggi.
V’è un
brano dalla vita di Sant’Antonio Abate, scritta dal grande Sant’Atanasio di
Alessandria, che mi sta particolarmente a cuore oggi, ed e questo dal capitolo
intitolato Il Signore consola Antonio:
"10.1. Ma il Signore neppure in questo momento
si dimenticò della lotta di Antonio e venne in suo aiuto. Come levò lo sguardo,
questi vide che il tetto era come aperto e che un raggio di luce scendeva fino
a lui. 2. I demoni erano scomparsi all’improvviso, subito cessò il dolore del
corpo e la casa era di nuovo intatta.
Antonio sentì che il Signore lo aiutava e
trasse un sospiro di sollievo; liberato dai dolori, domandava alla visione che
gli era apparsa: «Dov’eri? Perché non sei apparso fin dall’inizio per porre
fine alle mie sofferenze?» 3. E gli giunse una voce: «Antonio, ero là! Ma
aspettavo per vederti combattere; poiché hai resistito e non ti sei lasciato
vincere, sarò sempre il tuo aiuto e farò sì che il tuo nome venga ricordato
ovunque». 4. All’udire queste parole si alzò e si mise a pregare e fu così
confortato che sentiva nel suo corpo molta più forza di prima. A quel tempo
aveva circa trentacinque anni."
Quando io, con
trentun anni, sono tornato a Roma per la laurea e per i corsi all’Accademia Ecclesiastica,
mi sono trovato a Piazza della Minerva in una casa antica e venerabile che
aveva da tempo ricevuto dal Papa come patrono il santo eremita Antonio Abate.
Come succede, l’assegnazione del patrono fu fatta come pacchetto insieme con i
beni di un ordine antoniano defunto per dare un sostegno economico alla casa e
senza riflettere tanto sul senso di dare ai giovani diplomatici della Santa
Sede il padre del monachesimo orientale come santo patrono. Non importa! Anche
per i fedeli di Agno, che forse non hanno mai pensato a questo gigante dei
primi secoli della Chiesa come ispirazione per la vita di fede, Sant’Antonio
porta consiglio per vivere più onestamente il sacramento del Battesimo. In fin
dei conti Antonio, anche come abate padre di tanti monaci nel deserto, è
rimasto sempre un semplice manovale. La sua vita di preghiera non ha impedito
l’industria necessaria per guadagnarsi il pane quotidiano.
Ho letto un
articolo poco fa della crisi demografica in Giappone che, almeno sembra, sta portando
il Paese al collasso totale. Privilegiando il lavoro e la professione, molti giovani
giapponesi non si sposano più e pochi fanno figli. La media tra professionisti
ed impiegati si può descrivere come gente non solo stanca, ma esausta e
annoiata: “Chi me lo fa fare?” L’articolo ribadiva che generalmente in
Occidente stiamo sulla stessa pista.
Dove ci
troviamo nella vita? Che cosa sono le nostre aspettative? Come orfani, il
giovane Sant’Antonio e la sorellina, avevano ricevuto un patrimonio sufficiente
dai genitori, ma alla parola di Dio annunciata in chiesa, Antonio ha venduto
tutto, dando ai poveri e mettendo la sorellina sotto la tutela di una comunità
di pie donne: “…fratelli: il tempo ormai
si è fatto breve”. Alcuni pensano:
orrore! Ma questo è il mondo che parla e non il Vangelo: si tratta di un giudizio
negativo sulle possibilità di una vita semplicemente evangelica e la cosa si
spiega quando manca la traiettoria giusta nella vita. “…fratelli: il tempo ormai si è fatto breve”.
Nel presentare
i miei auguri a tutti per la celebrazione oggi qui in Agno della Festa di
Sant’Antonio Abate, voglio elevare al buon Dio una supplica in favore di tutti noi,
rinati dall’acqua e dello Spirito Santo nei sacramenti della Chiesa. Che possiamo
trovare l’apertura di spirito e la semplicità per poter prendere Dio ed i Suoi
profeti alla parola e cambiare vita, alleggerendo il nostro passo, per poter
correre dietro di Lui lo Sposo tanto amato! Ninive ha accolto la parola di Dio
e possiamo anche noi. "Il tempo è
compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".
Sia lodato Gesù Cristo!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI
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