5ª Domenica
di Quaresima – Anno B
55° Giubileo
Sr. Cecilia
Cham, 18
marzo 2018
Ger 31:31-34
Ebr 5:7-9
Gv 12:20-33
Sia lodato
Gesù Cristo!
In questa
quinta domenica di Quaresima (Nota p.f. già domenica prossima abbiamo le Palme
e l’inizio della Settimana Santa!), ci uniamo a Suor Cecilia e alle sue
consorelle per dire grazie a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo per questa
testimonianza sua di una lunga vita qui sulla terra, consacrata al servizio del
Signore e della Sua Santa Chiesa. Il sentimento che predomina è quello della
gratitudine (l’unica vera felicità in questo mondo). La nostra gratitudine e
quella di Suor Cecilia merita una breve meditazione alla luce delle letture per
questa domenica che ci porta più vicino alla Solennità della Risurrezione del
Signore e al ritorno dell’Alleluia al nostro canto.
"Signore, vogliamo vedere Gesù".
In fin dei
conti per noi battezzati, non v’è desiderio o aspirazione più fondamentale, più
profonda che la voglia di vedere Gesù, di conoscere il Salvatore del mondo e
metterci sotto il suo giogo dolce e leggero. In questo senso, la
secolarizzazione (la contraria alla vita devota e credente) non è altro che il
dimenticare Gesù, l’indifferenza verso di Lui, la trascuratezza della nostra
vita di comunione di pensiero e sentimenti con Lui, con Maria Sua Madre, con i
nostri angeli custodi e santi patroni.
Qualsiasi
persona normale e sana ha i suoi sogni, le sue attese nella vita. C’è chi sogna
il benessere materiale, c’è chi sogna una certa fama o prestigio nella vita
(cioè di godere la stima del grande pubblico). Ci sono le personalità che
sognano una vita più privata, una vita in disparte, tranquilla, quasi anonima.
È più che normale sognarsi un buon matrimonio con bravi figli, pregando Iddio
di conservare tutti quelli che amiamo nella gioia di vita e nella salute,
preservandoli soprattutto dal peccato. È una buona cosa per un ragazzo o per un
uomo giovane di sognare a diventare sacerdote e, dato che ci stiamo oggi con
Suor Cecilia, è veramente una bella cosa di sognare di poter affidarsi
totalmente a Cristo come suora, come anima consacrata, come sposa/consorte
dell’Agnello immolato in Croce per la nostra salvezza.
"Signore, vogliamo vedere Gesù".
Da bambino
o bambina non possiamo sapere esattamente le conseguenze di un tale sogno. Anche
se passano 40, 50, o 60 anni di vita consacrata a Dio, restiamo sempre in attesa
della possibilità di una nuova profondità, di nuove scoperte nel corso della
vocazione vissuta giorno per giorno. Chi sa anche da adulto che cosa potrà
significare una tale scelta nella vita, non erogata a se stesso ma individuata
nella persona da chi di autorità e cioè confermata dalla Chiesa? Obbedienza
alla parola di Dio e alla Sua volontà descrive meglio quello che vogliamo
intendere parlando di una vocazione. Si parla così perché non è la persona sola
che sceglie ma la Chiesa stessa che chiama al servizio del Signore.
L’iniziativa non è la nostra, ma la risposta, la disponibilità, sì! È l’amore
di Dio, Dio che ci conosce meglio che noi possiamo conoscere noi stessi, che ci
chiama attraverso la Sua Chiesa alla realizzazione più perfetta di noi stessi.
Si tratta sì di una scelta libera, fondamentale e definitiva per la durata
della vita. Come scelta di unirsi alla Croce di Gesù non può essere un continuo
divertimento, come pure nel caso della vocazione a matrimonio e famiglia. Qualsiasi
vocazione cristiana implica una misura più o meno grande di sofferenza, ma che
non toglie mai la nostra gratitudine e pertanto la gioia, la felicità
fondamentale di essere in compagnia con lo Sposo, con Gesù.
Come hanno
fatto i discepoli per i Greci nel Vangelo, dobbiamo rispettare questo
desiderio, questo sogno anche dei più piccoli e fare tutto per aiutarli a
realizzarlo: "Signore, vogliamo
vedere Gesù".
Nella
seconda lettura oggi agli Ebrei abbiamo letto:
“Proprio per questo nei giorni della sua vita
terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che
poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio,
imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne
causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono…”
Può darsi
che noi altri qui presenti che hanno già superato 65 anni di età hanno ricordi
di una Quaresima diciamo sofferta ma felice. Come bambini non eravamo obbligati
al digiuno come gli adulti, ma abbiamo astenuto dalla carne ogni venerdì e per
mercoledì delle ceneri, facendo tutti i nostri piccoli sacrifici, rinunciando a
caramelle, cioccolatini e dolciumi con spirito eroico e per il bene dell’anima.
La penitenza quaresimale fu ed è tutt’ora una scuola non tanto di sacrificio ma
di buona volontà e di desiderio di associarsi con Gesù nelle Sue sofferenze.
“…pur essendo Figlio, imparò tuttavia
l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza
eterna per tutti coloro che gli obbediscono…”
Hanno
merito le nostre sofferenze e sacrifici? In unione con Gesù, senz’altro! Una
maggior fonte di tristezza nel nostro mondo oggi è il rifiuto dell’associarsi
con Gesù nei Suoi patimenti. Sto leggendo in questi giorni un libro di
consigli, specialmente per suore di clausura, della vita contemplativa, scritto
nel ‘700. Il titolo del libro parla dell’abbandono alla Divina Provvidenza,
presentando il concetto come quello chiave o fondamentale alla vita devota.
Anche per la vita attiva dell’apostolato come per quella in famiglia, questo
abbandono, questo fidarsi di Dio e della Sua volontà per ciascuno di noi
personalmente dovrebbe occuparci più dei nostri piani e progetti.
Per tornare
all’immagine dei sogni: le nostre aspirazioni o sogni sorgono dall’intimo di
cuore dove incontriamo Dio che è spirito e vita. Possiamo illuderci senz’altro
con sogni illusori e egoisti. Con l’aiuto della Chiesa e con docilità verso le
persone che ci vogliono veramente bene, però, i nostri sogni possono vivere e
prendere sostanza nella nostra vita. Non so se Suor Cecilia ha ricordi dei suoi
sogni da ragazzina, ma la realizzazione in una vita consacrata a Dio li supera
da lontano. Per i giovani, sarebbe sciocco per me di incoraggiarvi di correre
dietro i sogni dell’infanzia o della gioventù. L’oggetto dell’esercizio sia di
aprirsi alla volontà divina, di lasciarci condurre dal Dio che ci conosce e che
ci invita alla partecipazione al Suo piano per la salvezza del mondo.
Sia lodato
Gesù Cristo!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI