27ª Domenica in Tempo Ordinario
6 ottobre 2019 - Cademario
Hb 1:2-3; 2:2-4
2 Tm 1:6-8, 13-14
Lk 17:5-10
Sia
lodato Gesù Cristo!
“Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la
nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un
granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato
nel mare, ed esso vi ascolterebbe.”
L’altro giorno ho ricevuto per posta dalla
segreteria di uno dei nuovi cardinali, creati nel concistoro del 5 ottobre, un
santino che riproduce un nuovissimo quadro, fatto quest’anno ma sempre nello
stile classico, dipinto in olio dall’artista Raúl Berzosa. È un immagine di San
Pietro Claver (nato in Spagna nel 1580 – morto in Colombia nel 1654). Si legge in
alto sul quadro il titolo in spagnolo: “lo schiavo degli schiavi”. Il quadro ha
la sua bellezza e dignità – mi piace. Rende bene l’essenziale della vita del
santo, cioè il profondo amore del missionario spagnolo per gli schiavi africani
in Colombia di cui nei suoi 40 anni di ministero, egli personalmente ha
battezzato 300.000.
La
fede di San Pietro Claver ha ispirato in lui dei sacrifici eroici in favore
degli schiavi nelle loro necessità e sofferenze. Ma soprattutto la sua fede era
motivo del suo sforzo a portarli al Battesimo, per guadagnarli per la fede
Cattolica, cioè per la loro salvezza eterna. Temo che quel tipo di zelo è
piuttosto raro oggi. Non voglio dire che non ve ne sono persone generose nel
mondo e nella Chiesa, che vogliono aiutare gli altri a campare bene nella vita o
a vivere meglio materialmente, ma piuttosto che lo zelo per la casa di Dio e
per il Suo regno sembra insufficiente.
La
migrazione oggi di tanta gente anche verso Europa ha paralleli con il traffico
degli schiavi ai tempi di San Pietro Claver. Purtroppo troppo spesso il
discorso attorno alla migrazione verso Europa si limita ai termini dell’accoglienza
incondizionata delle persone non tanto differenti dagli schiavi africani catturati
nei loro paesi di origine e portati contro la loro volontà nelle Americhe. Fu
allora un discorso cinico di guadagno economico per pochi sulle spalle dei
molti innocenti. Il tratto degli schiavi ha fatto poco o nulla per lo sviluppo
integrale del Mondo Nuovo.
In
questo discorso si vede la natura e missione della Chiesa in fedeltà alla
volontà divina attraverso la vita del santo. San Pietro Claver non aveva la
possibilità di cambiare il discorso geopolitico ed economico dei suoi tempi, ma
ha fatto quello che poteva per dare l’essenziale alle vittime dello schiavismo:
la compassione cristiana e la proposta della vera fede attraverso il sacramento
di Battesimo, spesso conferito al momento della morte di queste persone.
300.000!
E
oggi? Si, bisogna proprio supplicare il Signore! "Aumenta la nostra fede!" Sentiamo grandi discorsi circa i nostri doveri verso quelli meno
fortunati e quasi sempre in tono umanitario, ma senza riferimento alla nostra
tradizione Cattolica. In un senso ci troviamo non meno impotenti a cambiare lo
status quo sociale che fu San Pietro Claver ai suoi tempi. Come lui, però
possiamo attingere alle fonti della nostra fede, aprendo i nostri cuori alla
luce dello Spirito Santo, accogliendo impulsi per fare la cosa giusta, dando ai
nostri confratelli nella fede e a persone di buona volontà motivo per rendere
grazie a Dio onnipotente ed eterno.
“Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la
nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un
granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato
nel mare, ed esso vi ascolterebbe.”
Dalla sua azione missionaria non si vedono indizi
di come il santo ha influenzato il suo mondo in bene nei confronti del gran
male del tratto degli schiavi. La schiavitu’ ha resistito come fattore maggiore
nell’economia occidentale per ben oltre 200 anni dopo la morte di San Pietro
Claver. Ciononostante possiamo parlare di lui come oggi si parla di Madre
Teresa di Calcutta, entrambi giganti della carità di Cristo nella storia. Mi permetto
di esprimere una preferenza per la vita dello schiavo degli schiavi, cioè di
mettere in rilievo la testimonianza di San Pietro Claver, in particolare
l’urgenza con cui con poco insegnamento impartito in fretta agli schiavi egli ha
proceduto al battesimo di quelli in pericolo di morte.
Con questo non pretendo di promuovere un apostolato
limitato al Battesimo dei migranti che arrivano spesso totalmente indifesi qui
in Europa. No! Voglio invece dire qualcosa della priorità per le cose dello
spirito che manca e che dobbiamo riscoprire nella nostra vita. Non posso
entrare nella questione se questo potrà iniziare un apostolato di Battesimo. Prendo
un esempio forse meno controverso. Prendo l’esempio della preghiera
intercessoria nella nostra vita. Voglio dire la nostra preghiera per gli altri
vivi e morti, raccomandandoli alla misericordia di Dio, chiedendo il favore
divino per loro.
Ho avuto un esempio di questa priorità data alla
preghiera proprio ora e qui in Svizzera attraverso un mio contatto con gli
organizzatori, tutti laici cattolici, di un movimento chiamato in inglese Rosaryaround Switzerland (Il Rosario in tutta la
Svizzera) è un evento di preghiera cattolica di intercessione, basato sul
rosario, che si è svolto nelle chiese e nelle istituzioni cattoliche in tutta
la Svizzera oggi domenica 6 ottobre 2019. Cioè, è stato organizzato in oltre 130
chiese cattoliche dappertutto nella Svizzera in questa domenica all’inizio di
ottobre, il mese per tradizione dedicato alla preghiera del Santo Rosario.
In altri paesi, sia di Europa
sia altrove, nel giorno di Fatima, il 13 ottobre, si farà altrettanto per il
rispettivo paese. Qui oggi in Svizzera si chiede alla Madonna di portare le
nostre preghiere a suo Figlio Gesù con tre semplici intenzioni, pregando: per
il paese, nel nostro caso per la Svizzera, poi per tutta la gente della
Svizzera e, terzo, per tutti i popoli di tutto il mondo. Si prega il Santo
Rosario insieme in chiesa senza specificare oltre, affidando tutto alla nostra
Madre Celeste, sapendo che saprà molto meglio di noi come usare ed applicare i
benefici delle nostre preghiere. Come dicono gli organizzatori sul loro sito
internet: “Affidiamo tutto a Maria e lasciamo a lei quali saranno i frutti di
queste preghiere. Cercheremo di essere più simili ai bambini.”
Punto su questo esempio dell’iniziativa svizzera di
pregare come comunità il Rosario come chiara sfida alla nostra mancanza di
fede. Come San Pietro Claver ha fatto il suo meglio in Dio portando gli schiavi
alla vita in Cristo attraverso le acque di Battesimo, come anche noi possiamo
migliorare la sorte del nostro mondo affidandolo in preghiera per intercessione
della Madre di Dio al Figlio Dio, nostro Salvatore. Invito tutti a riscoprire
il Santo Rosario e la preghiera di intercessione come pietra d’angolo di quanto
possiamo fare per gli altri.
"Se aveste fede quanto un granellino di senapa,
potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi
ascolterebbe.”
Tutto
è possibile per chi ama Dio e senza affidamento alla volontà divina attraverso
una vita intensa e costante di preghiera non vi è prova del cuore che ama Dio.
Sia
lodato Gesù Cristo!
PROPERANTES ADVENTUM DIEI DEI
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